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L’Udc ‘fornaio’ non convince

L’Udc fa l’ago o meglio il ‘fornaio’: si allea a destra o a sinistra a seconda dei casi, in 6 regioni presenta un suo candidato. E il risultato? Una media nazionale del 5,7% – e del 4,7% nelle regioni dove corre da solo -, perdendo circa 227 mila voti rispetto al 2005. Come si evince dal grafico sottostante perde quasi un punto percentuale in tutte le regioni raggiungendo solo in Campania un picco di consenso intorno al 9,4% (+2,7 punti rispetto al 2005) dovuti soprattutto alle siringhe dei neo-candidati centristi ex Pd. In Lombardia resta stabile (3,8%), nel Lazio favorisce la vittoria della Polverini (6,12%), in Piemonte non aiuta la Bresso (3,92%), in Puglia ostacola Palese con un 6,5% della Poli Bortone che avrebbe fatto la differenza.    

I numeri dimostrano che la politica dei due forni non funziona, passare dal Pdl alle alleanze con le forze  socialiste, dipietriste, ecologiste e radicali, disorienta l’elettorato meno fidelizzato e non conquista nuovi consensi. 

Marina Ripoli


* L’Udc corre da solo.
Fonte: mie elaborazioni su dati Ministero dell’Interno

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Quando i candidati “ci mettono la faccia”

Cosa c’è di peggio per gli elettori se non quell’ondata smisurata di manifesti e di foto sfocate, sorrisi finti e pose statiche? Beh, ci sarebbero le “liste pasticcio”, ma ironie a parte, se ragioniamo in termini di comunicazione politica la rappresentazione del volto del candidato, e quindi l’importanza della fotografia nella costruzione dell’immagine del politico, è spesso trascurata.

Anche se nel post Obama sono emersi tentativi d’innovazione in questo campo (vd. ad esempio i mosaici di foto di Formigoni o di icone di Vendola), è sotto gli occhi di tutti la poca professionalità che spesso si nasconde dietro la scelta della foto che dovrà rappresentare il candidato per tutta la campagna elettorale. Gli errori che si evidenziano non sono solo da attribuire alla bassa qualità della fotografia, ma anche alla poca coerenza tra slogan e ritratto. In quest’ultimo caso, infatti, vi può essere sia una sfasatura, in termini di significato, tra il messaggio comunicato dallo slogan e quello trasmesso dalla foto, sia un effetto disarmonico nel layout complessivo del manifesto.

In un manifesto pubblicitario, difatti, esistono due categorie di segni: il testo e il visual. Generalmente, nello spazio dell’affissione, l’immagine riveste la funzione di vera coprotagonista dell’headline. E, a meno che non si punti su una comunicazione di tipo ironico, è importante che lo slogan entri in relazione di accordo, e non di contrasto, con la parte visual del messaggio.

In comunicazione politica è la “faccia” del candidato, il visual più accreditato. Nell’outdoor e nel media advertising diffondere l’immagine del volto del candidato è fondamentale per influenzare l’effetto mnemonico e aumentare l’indice di notorietà del politico. L’elettore vuole sapere chi c’è dietro un nome; sa che è difficile al giorno d’oggi avere un contatto diretto con i candidati, e quindi vuole almeno conoscerne il volto, scorgere nelle fattezze di un viso, di uno sguardo, di una postura, se si tratta di una persona di cui potersi fidare. La valutazione dell’elettore si basa, quindi, anche su un piano emotivo-simbolico e, oltre ai programmi e alle promesse, ciò che trasmette il volto del candidato contribuisce alla maturazione della scelta di voto.

Nella campagna UDC, ad esempio, è stato dato molto peso all’immagine dei candidati, anche in termini di qualità della fotografia, di coerenza della posa rispetto all’headline, di pulizia dell’immagine e attenzione ai dettagli. Saverio Scattarelli, il giovane fotografo pugliese che, tra Roma, Bari e Milano, ha scattato le foto dei candidati dell’Unione di Centro, ha dichiarato che le parole d’ordine sono state semplicità e spontaneità. Scattarelli, parla di scatti naturali, non ritoccati, nessuna posa finta, nessun ricorso al trucco. Tutti i candidati presidenti sono stati fotografati seguendo delle linee guida comuni. Tutte le foto ad esempio, hanno la stessa uniformità dell’illuminazione. Ciò fa sì che ci sia coerenza anche con la campagna nazionale.
Scattarelli sottolinea che è stato importante rendere partecipi i candidati nella scelta della foto. Essi, infatti, non solo hanno scelto l’abbigliamento da indossare (tra un cambio sportivo e uno elegante), ma hanno potuto anche scegliere la foto per la loro campagna. «L’obiettivo è stato quello di catturare le loro espressioni reali» e quale miglior giudice di loro stessi?
«Adriana Poli Bortone ha scelto la sua foto commentando che in questo ritratto riconosce il suo vero atteggiamento di sfida», importante in una competizione difficile come quella pugliese.

Interessante anche la fotografia di Gianni Troilo per la campagna PD curata da Proforma, sia per la buona qualità che per l’“effetto sgomento”! La foto migliore? Quella di Bersani! Sorriso accennato, sguardo laterale tipico della comunicazione seduttiva.
Si tratta del primissimo piano del mezzo busto comparso nella sua campagna di comunicazione per le primarie di ottobre 2009.

Da segnalare anche la scelta delle angolazioni, che se nel cinema sono funzione di un significato narrativo e concettuale, nella comunicazione politica sono l’espressione e il completamento del messaggio principale. 

Emblematica la foto dal basso verso l’alto che ritrae Vasco Errani candidato per la terza volta presidente della Regione Emilia Romagna. Come per le inquadrature di Orson Welles in Quarto Potere, questo tipo di angolazione è utilizzata per rappresentare potere e grandezza.
Diversamente dal “Citizen Kane romagnolo”, Stefano Porziotta, uno dei candidati sindaco di Andria si fa fotografare con la testa inclinata, lo sguardo sorridente, l’abbigliamento sportivo e dall’alto verso il basso. Tecnica, quest’ultima, per nulla consueta nelle strategie di comunicazione politica. L’obiettivo è ovviamente rappresentare un candidato scelto “dal basso” espressione delle esigenze dei cittadini.

Ma attenzione, c’è anche chi crede, in sintonia con una certa strategia di comunicazione politica, che una foto non sia sufficiente ad attrarre l’attenzione degli elettori, soprattutto se si tratta di target giovanissimi e difficili da avvicinare alla politica. E’ il caso della 21enne candidata tra le fila PD per le regionali in Campania, Rosaria Esposito. A comunicare il suo messaggio è il suo alter ego fumettato, una simpatica caricatura sorridente ed incisiva declinata in 8 diverse vignette in cui la candidata comunica, in modo pungente e sarcastico, la sua opinione sulle tematiche della campagna (donne in politica, nucleare, camorra, rinnovamento generazionale). Il visual spiritoso, in sintonia con l’headline “Solo per chi ha voglia di cambiare”, è la creative idea di questa campagna fresca, innovativa e particolarmente orientata al web.

Marina Ripoli

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