Archivi del mese: marzo 2010

“Se fossi sindaco”

Intervista a Leo di Renzo, art director dell’agenzia “ArtefattiAd&P” curatori della campagna elettorale del candidato sindaco di Andria, Nunzio Liso (centro-sinistra).

Come si caratterizza la vostra strategia? E soprattutto perché avete proprio scelto quella che chiamate “di rottura”?

Prima di parlare di strategia è importante capire il contesto in cui la nostra campagna si inserisce. C’è un centro-destra che ha anticipato di molto la diffusione di messaggi elettorali (più di un mese prima delle primarie). Quindi, con evidenti risorse economiche, ha acquistato la maggior parte degli spazi per affissione (i migliori) oltre che far partire a “martello” gli spot su due televisioni private tendenzialmente di destra. Quindi sin da metà gennaio la città di Andria è stata interamente “tappezzata” da manifesti dedicati al candidato sindaco di centro-destra.

Il 25 gennaio si svolgono le primarie e il candidato di centro-sinistra è nominato. A questo punto inizia il nostro intervento. Poche risorse economiche, spazi pubblicitari quasi inesistenti se non in periferia, e in città non si parla d’altro che del candidato sindaco del centro-destra. Da esterno alla città sembra quasi che il candidato è solamente uno. E pensare che Andria ha presentato 5 candidati, ma tutti poco visibili.

  • Stefano Porziotta (Unione Di Centro ma poi abbandonato dal partito, così ha scelto di correre da solo) con la lista “Porziotta sindaco” con una campagna “La mia risposta”, seguita dall’agenzia Tom di Bari;
  • Giovanna Bruno (idv, UDC, io sud) con la lista denominata “Andria3”;
  • Nicola Giorgino (Popolo della Libertà);
  • Nunzio Liso (sal, PD, Federazione della sinistra, agricoltura/ambiente/territorio);
  • Giuseppe d’Ambrosio (5 stelle).

Evidentemente la sfida nel campo comunicativo è tra il centro-destra e il centro sinistra e cioè tra Nunzio Liso e Nicola Giorgino

Dopo aver analizzato i “parametri” in cui muoversi e dopo aver studiato tutte le campagne (e questo è stato l’unico vantaggio per essere partiti ultimi!), l’unico modo per “spostare” l’attenzione dal candidato di centro-destra al nostro candidato Liso doveva essere una “scossa”. Ecco perché parliamo di “rottura”: la nostra campagna doveva ed è stata di “rottura” sia visivamente che mediaticamente.

La parte visiva, il primo impatto, è stata progettata in modo tale da creare un “segno” che desse fastidio alla lettura.

Mentre in tutti i manifesti vi erano belle facce in mostra, il nostro candidato aveva una fascia rossa sul viso. Quasi un senso di “fastidio” a prima occhiata ma nel complesso il progetto è estremamente elegante, minimale, pulito e curioso. I manifesti poi erano dotati di spazio bianco per interagire e lasciare un messaggio “pirata” al candidato. L’affissione grande e piccola ha suscitato immediatamente scalpore. Non l’ennesima “faccia” in bella vista ma una faccia leggermente nascosta da una fascia trasparente di color rosso, su cui annotare qualcosa da dire e farsi sentire (il payoff era appunto “fatti sentire”). Abbiamo registrato messaggi interessanti ma anche scherzi e ingiurie, ma era tutto previsto. L’interazione doveva essere libera.

Questa la prima fase della campagna. Meraviglia e “rottura” rispetto alle altre.
La seconda fase è stata di massimo stupore. Strumento per suscitare questo sentimento è stato il poster mt 6×3 “realistico”. Non carta stampata ma veri oggetti applicati sulle superfici dei poster, a “dialogare” con il cittadino. Si parla dell’uso delle biciclette? Ecco apparire in una strada del centro 13 biciclette, grandi e piccole, montate sul poster.

Si parla di più verde in città? Ecco che il poster diventa il “primo” nuovo spazio verde della città, rappresentato da del prato vero sulla superficie del pannello.

Si parla di energie rinnovabili? Ecco che il poster diventa una superficie utile per produrre energia, con veri pannelli fotovoltaici in bella mostra.

Quello che è successo in città conviene farselo raccontare dai cittadini. Non si è parla d’altro per diversi giorni e si continua a parlare. Il candidato ha avuto richieste di permanenza dei pannelli perché belli e d’arredo per la città. Ci sono stati veri pellegrinaggi per ammirare questi pannelli “vivi”. E poi… ingorghi, centinaia di fotografie (la sera sembrava ci fossero monumenti da fotografare). I pannelli, poi, hanno continuato a vivere. Le bici per esempio, dal pannello sono state smontate e utilizzate per guidare un corteo di ciclisti per tutta la città!

Insomma, la rottura c’è stata e si è aperto un varco da attraversare, così da veicolare il messaggio del candidato di centro-sinistra.

Quali sono i punti di forza della vostra strategia?

Come detto prima i punti di forza sono stati la meraviglia e lo stupore. Abbiamo parlato di “rottura” perché abbiamo “rotto” la monotonia delle campagne elettorali, senza essere superficiali e/o essere accusati di non prendere le cose sul serio. Parliamo sempre di una campagna elettorale, quindi di grandissima importanza e utilissimo strumento per veicolare i messaggi seri e importanti per il governo di una città.

Quale giudizio stanno dando gli elettori alla vostra campagna elettorale?

Il giudizio è estremamente positivo. E non lo diciamo perché “di parte”, ma è una piacevolissima constatazione. I complimenti ci sono dalla gente comune, colleghi, e aprite bene le orecchie: dall’opposizione! Non nascondiamo di aver avuto complimenti (solo e soltanto) dagli elettori di centro-destra. Penso sia un buon risultato, no? Speriamo che votino il nostro candidato Liso!

Qual è il valore aggiunto del design nella comunicazione e in particolare nella comunicazione politica?

Il valore aggiunto c’è, e questo è un dato di fatto. Devo dire che ciò si è capito maggiormente in questa tornata elettorale; oserei dire che è partito tutto dall’ondata di innovazione portata dal nostro presidente Vendola. Grazie a lui, tutti e ripeto tutti hanno capito che una campagna elettorale non è una cosa da “fare in casa” ma un prodotto da presentare e da far comprendere. Ecco, “comprendere”. La vera difficoltà. Un candidato effettivamente non è un barattolo di pomodori ma un cervello, un modo di fare e di pensare che può influenzare lo sviluppo o il decadimento di un territorio. A questo, il design è chiamato a contribuire insieme ad altre componenti, per aiutare a comprendere e perché no, rendere “piacevoli” i messaggi. E anche in politica questo ha rilevanza. Spesso però ho notato l’utilizzo esasperato di creatività, rasentando il cattivo gusto. Questo è deplorevole. La politica è una cosa seria e ci vuole sobrietà e non parlo del messaggio ma anche nell’utilizzo di un buon design.

È risaputo che il marketing politico e il design siano attività poco sviluppate in Italia, a differenza di quello che invece accade negli altri Paesi Europei e Occidentali in generale, qual è la vostra motivazione?

Secondo un mio modesto parere il design e il marketing è poco sviluppato e applicato non solo in politica ma in ogni settore. O meglio, esempi di un buon marketing ci sono. È il design che è completamente assente, tranne che in casi estremamente isolati. La causa? Sarebbe molto complesso affrontare questo argomento. Potremmo dire solo che ciò che manca è la “cultura del design”. Sembra veramente strano dire ciò in un Paese che è stato culla di grandi designer e progettisti, ma purtroppo questa è la realtà Un paese che il mondo ha guardato e continua a farlo (peccato che venga guardato per il passato e non per il presente).

Quando si sviluppano strategie di marketing politico come le vostre, quanto conta la disponibilità del politico?

La disponibilità del politico è fondamentale. Abbiamo seguito altre campagne politiche e devo dire che una è completamente diversa dall’altra. Le campagne politiche pensiamo debbano veramente essere “sentite” dal candidato. Senza poi calcolare che se non corrispondono alla persona diventano veri e propri boomerang.

Dalle vostre esperienze i politici, i partiti, credono che il marketing politico, legato ovviamente anche ad altri importanti elementi, possa contribuire alla vittoria?

Noi sicuramente siamo convinti che una buona campagna e un buon mix di operazioni possano contribuire alla vittoria. I politici, non ne sarei certo. O meglio, ne sono consapevoli ma fanno finta che non è la campagna che fa la differenza. Verrebbe meno la loro persona e la propria forza comunicativa. Penso che difficilmente un politico dichiarerebbe che alla vittoria ha contribuito in maniera fondamentale anche la campagna di comunicazione. Forse a vittoria ottenuta, ve lo saprò dire!

Pensate che il marketing politico si possa finalmente sviluppare anche in Italia?

Certamente. Siamo all’anno zero. Mai viste tante campagne carine come in questa tornata elettorale. E non parlo di design e marketing. Parlo anche del coinvolgimento di giovani registi, quindi case di produzione per la realizzazione di spot, designer multimediali per sigle e codini e produzione video per la tv e per il web. Insomma, c’è un indotto che è stato chiamato a contribuire. Per avere un’idea basta frequentare il sito di Nichi Vendola (http://www.nichivendola.it/) per capire come la comunicazione e il marketing politico potrebbe evolversi. Noi, nel nostro piccolo abbiamo pensato ad una campagna veramente fatta con l’aiuto dei cittadini. E l’idea nasce dopo aver visto le “Fabbriche di Nichi”.

La nostra campagna si svolge con l’ausilio di FB e blog vari. Ma la vera forza e la vera notizia è nell’utilizzo del “banale” SMS che dopo esser stato inviato, appare nel sito del candidato e va ad arricchire un database di consigli per la futura amministrazione. Gli stessi messaggi sono stati fonte di ispirazione per la realizzazione dei claim della campagna, proprio a sottolineare un modo nuovo e diverso di fare comunicazione politica: condividere i messaggi e gli slogan. Avreste mai pensato cose del genere un paio di anni fa?

Quali sono le vostre previsioni?

Se parliamo di previsioni sull’utilizzo di più design e più marketing nelle campagne politiche, beh, pensiamo che si sia aperta una nuova stagione. Invece per le previsioni sulle attuali elezioni amministrative, penso sia il caso di dire, e non me ne voglia nessuno: vinca il miglior candidato e non la migliore campagna!

Luca Checola

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La Calabria va utilizzata diversamente

Interessante la campagna sociale di sensibilizzazione sul diritto di voto in Calabria. Un revolver sospeso nel vuoto, il grilletto a forma di Calabria. La baseline: “La Calabria va utilizzata diversamente”. E un sottotitolo (tratto per la prima frase dall’opera di Gracco Babeuf, giornalista francese del ‘700): “Se i giusti non si oppongono, sono già colpevoli. Votate l’uomo, non il partito”.

La campagna sociale è ideata dai consulenti di immagine e comunicazione Vircillo&Succurro ed è ospitata dalla Concessionaria mezzi pubblicitaria Pubbliemme Group che ha sposato il progetto in occasione del voto per le regionali del 28/29 marzo.

Lo scopo della campagna è quello di sensibilizzare i cittadini calabresi ad abbandonare l’abitudine a votare senza informarsi. Cosa ne pensate?

Marina Ripoli

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In Calabria la sinistra si divide

Nrangheta, lavoro, ambiente. Sono queste le principali sfide che dovrà affrontare il nuovo governatore della Calabria. A contendersi la presidenza della regione sono Agazio Loiero presidente uscente e candidato del centrosinistra (Partito Democratico, Federazione della sinistra, Autonomia e diritti, Slega la Calabria, Alleanza per la Calabria, Partito Socialista – Sinistra con Vendola), Giuseppe Scopelliti,attualmente sindaco di Reggio Calabria e candidato per il centrodestra (Popolo della libertà, Unione di centro, Fiamma Tricolore, Scopelliti Presidente, Libertà e autonomia – Noi Sud, Insieme per la Calabria, Socialisti Uniti – Psi) e Filippo Callipo, l’imprenditore, con una storia lunga e orgogliosa, che si è rifiutato di pagare il pizzo alla ndrangheta e che si candida alla presidenza della regione con le liste di Italia dei Valori, Bonino-Pannella e Io resto in Calabria.

Mentre Loiero a Reggio si scaglia contro Scopelliti e ribadisce: ”Vinceremo noi”, bisogna sottolineare che se nel 2005 Loiero ha vinto con un plateale distacco sul suo avversario Sergio Abramo, quest’anno la sfida si presenta più difficile, non solo perché Scopelliti è sostenuto da un’ampia coalizione, ma anche perché il centrosinistra è diviso tra Callipo e Loiero.

Il governatore uscente, come affermano i sondaggi dei primi di febbraio – realizzati dalla Ced Ricerca e Sviluppo per il quotidiano edito da Finedit Srl (Gruppo Dodaro) – il centrosinistra avrebbe la certezza di scavalcare il centrodestra solo candidando Pippo Callipo, che convince anche una sensibile percentuale di indecisi o delusi della politica.

In ogni caso, Loiero e Scopelliti restano i candidati più accredidati, ma sarà interessante osservare il consenso registrato da un candidato come Callipo, simbolo della Calabria dell’Onestà e del Coraggio, della Concretezza e della Passione: caratteristiche che compongono il suo candidate concept e che sono comunicate con coerenza nella sua campagna elettorale.

 Marina Ripoli

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Cronache lucane: De Filippo, Pagliuca…e Magdi Allam

In Basilicata si ricandida il presidente uscente, Vito De Filippo, appoggiato da Partito Democratico, Unione di centro, Alleanza per l’Italia e Italia dei Valori. Nel 2005 De Filippo è stato il Governatore più votato del Paese con il 67% dei consensi. Oggi si presenta con il pay off “L’innovazione continua” e una serie di headline e claim caratterizzati da una funzione conativa molto spiccata: “VOI. La Basilicata. Il Futuro.” oppure “Sarete più forti”, “Sarete più felici”. Una campagna, quindi, che mette al centro il destinatario (il popolo lucano) e non nasconde la tendenza del messaggio ad avere degli effetti extralinguistici sull’utente, effetti cioè che non si limitano alla pura comprensione linguistica, ma rivestono una funzione persuasiva poiché si cerca di influire sul destinatario scaturendo una reazione: “Se mi votate, sarete felici”. Non vi è quindi una logica inclusiva, ma c’è un “IO” (il governatore uscente) e un “VOI” (i lucani), lo stato e il popolo. Un rapporto dialettico che rispecchia le politiche di welfare promosse dalla sinistra lucana, politiche ritenute dagli avversari politici più vicine a forme di assistenzialismo che a modelli evoluti di welfare society.

Nei manifesti del candidato di centrodestra (Popolo della libertà, Mia, Mpa, Basilicata per Pagliuca), Nicola Pagliuca, l’opposizione è forte. “Da 5 anni in Basilicata una famiglia su tre è povera”, “Coalizione inaffidabile, 4 giunte in 5 anni”, “In Basilicata il più alto tasso di emigrazione sanitarie”. Queste sono solo tre delle headline di accusa che la coalizione destrorsa muove al centrosinistra e lo fa ponendole su di un fondo rosso, scritte con un lettering chiaro ed incisivo. La parte visual del manifesto, invece, è tutta concentrata nel simbolico strappo (da destra verso sinistra) che dà su un cielo azzurro (tipicamente pidiellino) avvertendo che “È ora di scegliere PAGLIUCA presidente”.

Anche il materiale di propaganda di De Filippo mostra uno strappo (da sinistra verso destra) che da un fondo bianco fa emergere un sottofondo rosso con lo slogan della campagna. Sarà un caso?

Dal punto di vista del programma, entrambi i candidati mettono al primo posto il lavoro, come ovviamente fa il candidato del Partito comunista dei lavoratori, Florenzo Doino, che si pone come alternativa sia al centrodestra che al centrosinistra.

Un’altra candidatura né di destra né di sinistra è quella di Magdi Cristiano Allam, il deputato europeo (PPE), fondatore del Movimento “Io amo l’Italia” che si presenta con la Lista io amo la Lucania (che dà il nome anche alla campagna e al sito internet) e Io Sud. Una candidatura “Per il cambiamento”: così recitano i suoi manifesti. Il noto giornalista, che ha abbandonato la fede islamica e si è convertito al cristianesimo nel 2008, ha dichiarato di essersi candidato alla presidenza della Basilicata «perché per me la Lucania è la regione più bella e i lucani sono il popolo più genuino d’Italia». Una regione che Magdi ha quindi scelto come patria e che per questo vuole “salvare” dalla inadeguatezza della sua classe politica, tacciando la destra di connivenza con una dirigenza preoccupata esclusivamente del proprio tornaconto personale e criticando la sinistra per la sua amministrazione fallimentare. Magdi sceglie perciò la logica inclusiva del “Noi” e sceglie di aprire il suo sito con un “Vogliamoci Bene. Votiamo tutti insieme” e con la semplicità di un video elettorale fumettato per creare quel legame e quel radicamento che con questa terra in realtà non ha.

Lo scenario descritto fa prospettare un secondo mandato per De Filippo, dovuto soprattutto all’ampia coalizione che lo sostiene e che comprende anche l’Udc. Ciò non toglie che ci sarà probabilmente un buon risultato da parte del centrodestra, ma sarà più curioso conoscere il risultato di Magdi Cristiano Allam.

Marina Ripoli

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In Toscana la consulenza politica è realtà

Esplorando il sito web di Enrico Rossi (www.enricorossipresidente.it) e dando un’occhiata ai materiali di comunicazione della campagna elettorale si rimane colpiti dalla possibilità di consultare integralmente on-line la copy strategy della campagna. Una scelta innovativa e degna di nota, assolutamente in linea con il complesso delle azioni promosse sul web dal candidato alla presidenza della Regione Toscana per il centrosinistra. Di qui il nostro interesse a fare una chiacchierata con chi ha curato la campagna on-line di Enrico Rossi: Antonio Sofi, consulente politico, blogger, esperto di giornalismo e nuovi media, classe 1975.

Partiamo proprio dalla copy strategy. Com’è nata l’idea di metterla on-line?
Io girerei la domanda: perché non la mettono tutti on-line? Alla comunicazione politica farebbe un gran bene provare a uscire dai fumosi antri sacerdotali e diventare un gioco a carte scoperte. Una sfida trasparente, sulle idee e sulle strategie messe in atto per raccontare queste idee ai cittadini. E d’altronde diventerà sempre più inevitabile. Il campo da gioco in cui trova luogo la sfida politica è sempre più sotto gli occhi di tutti: anche grazie ai nuovi media. Le cortine fumogene non pagano più e rischiano di ritorcersi contro a chi le usa. Sbaglia chi crede che i cittadini non sappiano leggere azioni e comportamenti (anche comunicativi) degli attori politici. Il documento di copy strategy disponibile on-line è in sé una cosa piccola, ma anche un gesto voluto che racconta di una intenzione di condivisione e di apertura verso tutti gli interlocutori.

Veniamo ora al vostro “esperimento collaborativo di costruzione dell’agenda”: “La Toscana che voglio”. Com’è nata l’idea? Quali i feedback ricevuti ad oggi?
“La Toscana che voglio” è dichiaratamente un esperimento. Una vera e propria beta, nella logica vera delle cose di Internet. L’idea è sempre la stessa, ostinatamente riprodotta in tutte le salse: cercare di aprire, aprire, aprire. In questo caso la domanda era: qual è la Toscana che le persone vogliono? Apriamo più canali affinché lo possano dire, e affinché noi possiamo capirlo. E infatti lo abbiamo chiesto tramite il sito “La Toscana che voglio”, attraverso il profilo pubblico di Facebook che ha funzionato da “collettore” di contributi, grazie alle interviste video fatte da noi a personaggi noti oppure in giro per il territorio. I feedback sono stati molto confortanti e positivi: ci ha fatto piacere leggere di chi ha fatto un giro su “La Toscana che voglio” e vi ha trovato una boccata di aria fresca e di voce genuina. Era quello che volevamo.

Hai introdotto un tema importante: la comunicazione attraverso Facebook. Al momento, secondo il sito “Regionali su Facebook”, sviluppato da “SeoLab”, la percentuale di popolarità di Enrico Rossi sarebbe dell’84%. Un ottimo indice di popolarità, dunque, che senz’altro deriva dalla forte impronta “social” data alla campagna (le pagine Facebook ufficiali sono infatti ben 3 – Enrico Rossi Presidente, La Toscana Avanti Tutta, La Toscana che voglio – e tutte vanno nella direzione del marketing relazionale). Quanto sono utili i social network ai fini della conquista, ma anche e soprattutto del mantenimento, del consenso politico?
Non parlerei di marketing, non parlerei di conquista. Parlerei di partecipazione. Tutti gli strumenti on-line hanno cercato di attivare partecipazione, pur con tutti i limiti degli strumenti e della realizzazione – che è sempre perfettibile. E addirittura provocatoriamente non parlerei nemmeno di utilità in senso stretto. Direi che questi strumenti sono e saranno sempre più un elemento imprescindibile – e non solo di una campagna comunicativa ma dell’azione politica anche nei momenti di pace elettorale. Una campagna politica senza Internet è ormai, e sarà sempre più, come uscire di casa senza pantaloni. Il punto semmai è che spesso i social media vengono guidati con il freno a mano tirato e non riescono a decollare. Bisogna avere più coraggio, e capire che non basta avere un profilo su Facebook per saper gestire in modo integrato una campagna elettorale online.

Una domanda provocatoria: la Toscana è notoriamente una regione “rossa”, nella quale la vittoria del centrosinistra è altamente probabile. Vale la pena fare una forte comunicazione politica? Se sì, in che modo e con quali scopi? Quali sono i target della vostra comunicazione?
Beh, la verità è che gli unici risultati elettorali sicuri sono quelli confermati il giorno dopo le elezioni. E la comunicazione politica non può e non deve essere uno strumento legato univocamente alla vittoria, o alla sovversione del pronostico di partenza. Vale sempre la pena fare una forte comunicazione politica – se non si riduce l’idea di comunicazione a quella di mera propaganda. E poi c’è un discorso di “aspettative”, on-line ma non solo: ci si aspetta che, all’interno di un momento elettorale, ci si racconti, ci si confronti anche in modo aspro, si ascoltino gli altri, si apra uno spazio di dibattito e di attenzione su temi, persone, politiche.

“Io penso che il pubblicitario d’assalto che confeziona lo spot o il manifesto efficace serva, ma venga dopo – e non possa sostituire – un lavoro sui contenuti. E per fare questo il consulente deve essere a sua volta un ‘politico’, cioè deve avere una storia di passione e partecipazione politica. E’ questa la differenza tra noi e i pubblicitari, per i quali il politico è solo un prodotto da vendere (legittimamente, dal loro punto di vista)”. Quanto ti ritrovi in questa affermazione?
Mi sembra che colga un punto. Anzi il punto centrale. Le idee non sono equivalenti (anche comunicativamente) alle specifiche di un prodotto.

Qual è, infine, il tuo giudizio sull’attuale stato della professione del consulente politico in Italia?
C’è molto da fare. Per uscire da una “zona grigia” in cui prosperano professionisti che vendono gli assi nella manica e le soluzioni facili e a buon mercato. C’è molto da fare per raccontare la complessità di un lavoro che non può essere fatto nelle ultime settimane, con il treno in corsa, o con la bacchetta magica. Prima c’è la persona, le sue idee, la sua storia, i suoi contenuti: la comunicazione spesso non deve fare altro che mettere in fila queste cose e comporre una orchestra di strumenti che suoni al meglio la melodia che il candidato fischietta tra sé.

(Intervista a cura di Valentina Di Leo)

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Informazione e comunicazione di Forza Italia

Parlare di comunicazione di Forza Italia significa, prima di tutto, parlare della comunicazione di Silvio Berlusconi e, in secondo luogo, parlare essenzialmente – anche se non esclusivamente – di comunicazione televisiva. Sin dalle origini, infatti, la comunicazione di partito ha avuto il suo punto di forza nell’uso che Berlusconi ha saputo fare del mezzo televisivo. Molto è stato scritto sul ruolo giocato dalla televisione nel promuovere e sostenere l’affermazione elettorale di Forza Italia nel 1994 e nel caratterizzare la campagna elettorale di quell’anno come la più mass-mediale mai svoltasi in Italia. Anche se l’impatto prodotto dalla televisione sull’orientamento delle scelte di voto non si presta con facilità a quantificazioni oggettive e condivise da parte degli studiosi di comunicazione e dei politologi,[1] è un dato di fatto che le elezioni del 1994 hanno segnato un punto di non ritorno, stabilendo un livello di “ingerenza” del mezzo televisivo nelle campagne elettorali italiane dal quale non ci si è più allontanati – nemmeno dopo l’introduzione della legge sulla par condicio.[2] L’entrata in scena di Forza Italia fu decisiva nel fare precipitare il cambiamento, anche se è difficile sostenere che esso non sarebbe avvenuto ugualmente, magari con maggior gradualità, in un contesto di accresciuta pervasività del sistema dei media all’interno della società italiana e di minore capacità dei partiti di utilizzare le proprie organizzazioni come reti di mobilitazione e propaganda. Il ricorso massiccio alla televisione come strumento di comunicazione politica è, peraltro, condiviso dai partiti di tutta Europa – senza parlare di quelli americani – che hanno fatto proprie da tempo le logiche della comunicazione mediale (spettacolarizzazione, semplificazione, leaderizzazione).

Se, per alcuni versi, la comparsa di Forza Italia ha rappresentato una “modernizzazione” della comunicazione politica italiana, essa ha anche rappresentato un nuovo modello di rapporto fra i media e le organizzazioni partitiche.

Nel 1994 la comunicazione di Silvio Berlusconi supplì alla mancanza di organizzazione di Forza Italia e, in un certo senso, l’intera “operazione Forza Italia” può essere qualificata come un’operazione di comunicazione. La potenza del fenomeno comunicativo che ne segnò l’origine diffuse all’interno del movimento berlusconiano l’idea che nella raccolta del consenso i network televisivi potessero supplire ai network organizzativi, che le reti virtuali della comunicazione assorbissero il bisogno di reti territoriali compiutamente e classicamente “di partito”. Lo sviluppo dell’organizzazione di Forza Italia ha dovuto fare i conti anche con questo atteggiamento culturale che, in una certa misura, sopravvive ancora oggi, nonostante abbia progressivamente fatto breccia all’interno del gruppo dirigente la consapevolezza della necessità di declinare il messaggio politico anche attraverso strutture organizzative di partito.

Un’analisi approfondita della comunicazione televisiva di Forza Italia e di Silvio Berlusconi potrebbe essere l’oggetto di un volume monografico a parte. Gli strumenti della comunicazione di Forza Italia, tuttavia, non si esauriscono con la televisione. La cartellonistica, ad esempio, è stata impiegata in numerose occasioni, sin dalle origini: i primi manifesti furono affissi nel dicembre 1993 per invitare i cittadini a “scendere in campo” fondando un club Forza Italia; seguirono poi i manifesti elettorali, quelli pubblicizzanti le manifestazioni del partito, le campagne adesioni, il congresso nazionale, i congressi delle associazioni interne e la possibilità di diventare rappresentanti di lista. Per un uso estensivo della cartellonistica da parte di Forza Italia si è dovuto però attendere l’autunno 2000, quando una serie di maxi poster, uniformi nello stile e centrati sulla fotografia del volto di Berlusconi, tappezzarono le città italiane sintetizzando in slogan immediati i punti principali del programma del partito in vista delle elezioni della primavera successiva. Si trattò di una campagna di affissioni massiccia, che durò nove mesi e che fu particolarmente efficace nell’attirare l’interesse della gente (anche in forma satirica) e nel condizionare la risposta comunicativa dell’avversario di Berlusconi, Francesco Rutelli, che dal gennaio 2001 lanciò una campagna di manifesti centrati sulla propria immagine partendo proprio da uno dei temi centrali della campagna berlusconiana – la sicurezza.

Strumento efficace di comunicazione è diventato nel tempo anche il sito web del partito (forza-italia.it).[3] Lanciato nel febbraio del 1995 e curato da Antonio Palmieri, il sito è passato attraverso alcune revisioni che ne hanno progressivamente migliorato i servizi offerti, rendendolo più interattivo (soprattutto nelle parti che stimolano i visitatori “a dire la propria” sugli eventi politici), più informativo (gli aggiornamenti sono quotidiani), più “mobilitante” (ogni documento, ad esempio, può essere “spedito ad un amico”) e più ricco di sezioni tematiche, che coprono tutte le attività di Forza Italia dal livello dell’Europarlamento a quello dei coordinamenti e degli enti locali. Il sito ha sempre dedicato particolare spazio ai discorsi ed alle interviste rilasciate da Berlusconi e ha pubblicato interamente i suoi due libri, il primo dei quali (L’Italia che ho in mente) è stato “scaricato” da oltre 40.000 visitatori. Forza Italia ha inoltre attivato da alcuni anni una newsletter telematica di informazione politica (“Contatto”, che a fine 2000 veniva inviata via e-mail a 15.000 simpatizzanti) ed una intranet di partito (“Azzurranet”), messa a disposizione dei dirigenti di Forza Italia e di tutti i candidati della Casa della Libertà in occasione delle elezioni politiche del 2001, contenente servizi utili alla campagna elettorale – come i format per i manifesti, un argomentario dei temi da utilizzare e una sintetica rassegna stampa commentata. Molti eletti – e candidati- di Forza Italia, inoltre, hanno aperto siti web personali e lo stesso hanno fatto gruppi consiliari, coordinamenti locali e singoli club.

Forza Italia, a differenza della maggioranza dei partiti italiani, non ha mai mostrato l’intenzione di voler ricorrere al più classico degli strumenti di informazione e comunicazione dei partiti politici, il giornale di partito – per il quale esistono, peraltro, finanziamenti pubblici. Ha però sempre potuto contare sulla vicinanza ideologica di alcuni quotidiani nazionali, quali “Il Giornale”, di proprietà di Paolo Berlusconi, “L’Opinione”, ex organo di stampa del Pli, “Il Giorno”, “La Nazione” e il “Resto del Carlino”, tutti e tre della casa editrice MonRif, partecipata da Mondadori, “Libero” e “Il Foglio”, diretto da Giuliano Ferrara, spesso, peraltro, pungente verso il leader e la linea di Forza Italia. Vicina alla linea politica espressa da Berlusconi è anche la rivista “Panorama”. All’interno di Forza Italia si contano numerose newsletter pubblicate a livello locale da club, gruppi consiliari e coordinamenti territoriali, ma si tratta in genere di pubblicazioni irregolari, con una circolazione limitata e, spesso, una vita breve. L’unica iniziativa di rilievo è “Linea Azzurra”, una newsletter trimestrale curata dal coordinamento nazionale di Forza Italia che dal gennaio 2000 è inviata a tutti gli iscritti.

A completare il quadro delle iniziative di comunicazione di Forza Italia, occorre ricordare le manifestazioni pubbliche, alle quali è sempre stato dato grande risalto mediatico. Le manifestazioni, spesso organizzate con i partiti alleati, si intensificarono a partire dal 1996 ed ebbero spesso al centro la protesta contro le politiche governative. Una delle iniziative di maggior successo fu probabilmente quella tenuta nell’ottobre 1998 in Piazza San Giovanni a Roma, luogo classico delle manifestazioni della sinistra: la grande affluenza alla manifestazioni dimostrò una inedita capacità del centro-destra di mobilitare la gente e di “rubare le piazze” alla sinistra. Svariate furono anche le manifestazioni organizzate nella stessa giornata e sullo stesso tema in varie città – spesso in tutti i capoluoghi di provincia – con collegamenti via satellite per la diretta del discorso di Berlusconi (uno degli esempi fu la manifestazione del 13 novembre 1997 contro l’IRAP). Dal 1999 in avanti le manifestazioni di Forza Italia persero presero parte del carattere di protesta (con l’eccezione della manifestazione contro la par condicio) e diventarono prevalentemente occasioni per presentare pubblicamente le posizioni programmatiche del partito: tipiche, in questo senso, furono manifestazioni tematiche denominate Tax Day (Verona, 27 maggio 1999) Security Day (Milano, 16 ottobre 1999), Labour Day (Napoli, 26 febbraio 2000), Sport Day (Roma, 7 marzo 2001), Social Day (Torino, 24 marzo 2001). Un’iniziativa di comunicazione a parte, fra le più spettacolari di Forza Italia, infine, fu certamente la “Azzurra”, la “nave della libertà” che dal 30 marzo all’8 aprile 2000 circumnavigò allegramente non solo l’Italia ma anche la legge sulla par condicio.

Luca Checola


[1] Un calcolo del numero di elettori che la televisione avrebbe contribuito a spostare verso il centro-destra in occasione delle elezioni del 1994 è tentato da Ricolfi L. in Elezioni e mass media. Quanti voti ha spostato la televisione, in “Il Mulino”, 1994, n. 5, pp. 1031-1046

[2] Legge 22 febbraio 2000, n. 28 “Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 43 del 22 febbraio 2000

[3] Dal novembre 2008, data in cui è nato il Popolo della Libertà, composto da Forza Italia e Alleanza Nazionale, è cambiato in http://www.ilpopolodellalibertà.it

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Un “extraterrestre” a Venezia

E’ la cittadinanza che è ormai estranea alla politica o è la politica che parla un linguaggio alieno?

Secondo la campagna di comunicazione del candidato a sindaco di Venezia, Alfredo Scibilia, la politica non riesce più a comprendere le vere esigenze dei cittadini, si rivolge ad essi con soluzioni e linguaggi obsoleti… insomma i veri alieni sono proprio i veneziani. E Scibilia è l’extraterrestre! Alieno rispetto alla tradizionale classe politica e simbolo di un progetto politico innovativo nato dalla società civile veneziana (le associazioni Mestre una grande città, Venezia in Movimento e Mestre futura).

Nasce così il simpatico “occhio alieno”, personaggio simbolico scelto come portavoce della campagna, capace di comunicare i concept di cambiamento e innovazione alla base del programma di Scibilia. Non solo. La mascotte è dotata di lunghe antenne che intercettano i bisogni dei veneziani e non a caso è rappresentata con una forma concentrica (tre cerchi uno dentro l’altro). La proposta centrale di Una Grande Città, la lista civica dei cittadini per i cittadini, è il progetto di “Una Grande Città circolare” che supera il classico rapporto centro-periferia ed è orientato ad una logica di network e interconnessioni tra luoghi, idee e risorse dei territori di Venezia e Mestre.

Una Grande Città è un progetto collettivo. Ciò si evince dagli slogan, dalle foto di gruppo, dal sito internet che dà spazio a tutti i candidati e comunica una forte dimensione collaborativa. Tanta attenzione anche ai target più giovani.

Un aperitivo “operativo” per i giovani candidati in lista: “6 weekend in giro per Mestre e Venezia per parlare di politica e di futuro nella stessa lingua”. Così recita lo slogan dello Spritz Tour. Naturalmente non manca il monito: “Bevi moderatamente, vota responsabilmente!”.

Una campagna tutta orientata alla cittadinanza, una buona causa su cui orientare anche gli aiuti economici da parte dei cittadini sostenitori. Sul sito web si dà infatti grande risalto alla campagna di fund raising (“Aiutaci a vincere”, “Aiutaci a portare i cittadini al governo di Venezia”) poiché tutte le attività di Una grande Città sono finanziate da donazioni volontarie pubblicate per trasparenza sul sito internet.

La raccolta fondi è molto importante per una lista civica, in quanto non è sostenuta dai partiti. Scibilia, difatti, si propone come “terzo polo” nella sfida tra Brunetta (Pdl+Lega+Adc+Pensionati e altri) e Orsoni (Pd+Udc+Idv+Psi e altri), ovvero i candidati più accreditati di questa competizione elettorale che vede in tutto 9 candidati presidente e ben 800 aspiranti consiglieri in corsa. Sostenuti dai partiti maggiori, Brunetta e Orsoni, però, monopolizzano la comunicazione e nella fase più delicata della campagna elettorale sono da soli a confrontarsi all’Ateneo Veneto all’attenzione delle tre principali testate cittadine. Scibilia non è invitato e commenta così: “Un’occasione mancata di confronto democratico, ma noi non ci sentiamo di Serie B”.

Come extraterrestri rispetto all’attuale contesto politico, si misureranno, infatti, continuando a portare avanti le loro proposte da cittadini per i cittadini, supportati da una campagna di comunicazione  a mio parere efficace e originale.

Marina Ripoli

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Due “ex” per la bella Liguria

In Liguria la sfida corre sul filo di lana tra il governatore uscente, Claudio Burlando, e l’ex-presidente della Regione dal 2000 al 2005, Sandro Biasotti. Praticamente due ex allo scontro che si contendono la bella Liguria. Da una parte “La Liguria di tutti” per Pd, Federazione di Sinistra, Idv e Udc; e dall’altra il nuovo progetto di governo “Per la Liguria” di Biasotti per Pdl, Lega, Dc, Pli e Nuovo Psi.

Già nel 2005 la sfida si presentava difficile. Alle scorse regionali vince il centrosinistra solo per 6 punti percentuali e oggi i sondaggi prediligono ancora Burlando, ma solo per un vantaggio risicato che va dal 3 al 2%. Sfida tesissima, dunque, che vede Biasotti impegnato a recuperare terreno cercando di convincere gli indecisi, ma anche i potenziali elettori di Burlando. Mentre infatti quest’ultimo punta su una campagna di comunicazione corale, basata su testimonial e sulla descrizione di una Liguria migliorata grazie alla sua amministrazione (vd. l’articolo Il Burlando di tutti); Biasotti scieglie la semplicità e il tradizionale bianco/azzuro per l’impatto grafico del suo materiale di propaganda, ma predilige strumenti di rottura per criticare il governo di centrosinistra.

Aprendo il sito del candidato di centrodestra la prima cosa che attira l’attenzione è la fascia di moduli video in alto di colore rosso. Si tratta di una serie di video che riprendono la campagna dell’avversario e la smontano a colpi di testimonial delusi e pronti a votare l’alternativa. Biasotti, quindi, marca stretto Burlando, e per ogni slogan, ogni testimonial risponde: “La Liguria non è di tutti”.

Ma non finisce qui, oltre alla sua web tv, s’inventa Mugugno Tv . Uno spazio tutto viola e verde elettrico dove i cittadini delle principali province della Liguria possono intervenire sui temi del programma (lavoro, famiglia, sanità e turismo). Il centrodestra sembra fare molta attenzione nel non focalizzarsi solo sul comune capoluogo. Storicamente, infatti, Genova rappresenta il serbatoio dei voti del centrosinistra.

Burlando dal canto suo, propone una comunicazione forte, anche se troppo buonista, che colpisce molto l’emotività degli elettori. Buona la cura dei particolari sia per ciò che concerne copy e visual della campagna, sia per la cura vera e propria del sito. Più trascurato il sito web di Biasotti, ma il candidato di centro destra vuole differenziarsi, dando un’immagine più dura, tesa all’opposizione forte e all’attenzione ai problemi non ancora risolti.

Scontro difficile in Liguria…

 Marina Ripoli

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Qual è il segreto del successo elettorale di Forza Italia?

Silvio Berlusconi, fondatore e leader indiscusso di Forza Italia, ha fatto significativamente la sua prima comparsa nel panorama politico italiano con un discorso preregistrato diffuso attraverso una videocassetta il 26 gennaio del 1994; egli ha saputo presentarsi come “il nuovo”, nonostante la sua evidente occupazione dello spazio politico lasciato libero dalla caduta del vecchio pentapartito travolto dagli scandali di Tangentopoli. Dopo appena due mesi dalla sua nascita, Forza Italia è riuscita a conquistare una quantità impressionante di consensi, diventando inaspettatamente il primo partito italiano col 21% dei voti espressi. Si tratta evidentemente di un fenomeno interessante che merita una spiegazione approfondita, tanto più se si considera che, dopo quindici anni, oggi Forza Italia è ancora il primo partito in Italia. (questo anche se ormai ufficialmente è confluito con Alleanza Nazionale nel Popolo della Libertà).

Forza Italia è stato il movimento aggregatore della coalizione di centrodestra denominata Casa delle Libertà. A livello continentale aderiva al Partito Popolare Europeo, di cui costituiva il principale membro italiano.

L’ideologia del partito variava dal liberismo all’economia sociale di mercato di ispirazione cristiano-democratica; il partito aspirava ad essere il partito del rinnovamento e della modernizzazione. Il suo colore ufficiale era l’azzurro.

Il 18 novembre 2007 in piazza San Babila a Milano Berlusconi annunciò lo scioglimento di Forza Italia e la nascita di una nuova formazione politica, Il Popolo della Libertà (PdL), a seguito di un’iniziativa di raccolta firme a favore di elezioni anticipate. Il 21 novembre 2008 il Consiglio Nazionale di Forza Italia ha sancito ufficialmente la confluenza nel PdL (assieme agli altri partiti che hanno aderito all’ingresso nella nuova formazione politica, tra cui Alleanza Nazionale) e ha dato a Berlusconi pieni poteri nella fase di transizione, conclusasi con il congresso costituente del nuovo partito, tenutosi dal 27 al 29 marzo 2009.

La mia ipotesi è che l’ascesa e l’affermazione politica di un partito come Forza Italia e di un leader come Berlusconi, che rappresentano sotto molti punti di vista un’anomalia nel panorama politico internazionale, data l’inestricabile commistione fra interessi pubblici e privati che attraverso di esse si realizza, sono state favorite, anche se non certo unilateralmente determinate, dalle innovative strategie di comunicazione politica adottate dal 1994 a oggi.

Già nel 1994, dopo la “discesa in campo” e l’inattesa vittoria delle elezioni politiche del 27-28 marzo, commentatori e studiosi iniziarono a focalizzare l’attenzione sul fenomeno Berlusconi, protagonista di un cambiamento fondamentale, una vera e propria rivoluzione, nel modo di fare comunicazione politica in Italia, grazie anche alla potenza di fuoco del suo arsenale mediatico e alla sua esperienza nei settori del marketing e della pubblicità commerciale.

Secondo Amadori (2002, 2003), autore di due saggi sulla comunicazione politica del Cavaliere, esistono due ordini di motivi che ci consentono di spiegare il successo politico di Forza Italia e del suo leader Silvio Berlusconi. Da un lato motivi di carattere prettamente razionale e politico, dall’altro motivi di tipo irrazionale e di natura comunicativo-simbolica. Questo vale sia a livello nazionale sia a livello locale, in quanto per esempio a Milano il peso di Silvio Berlusconi sui risultati del suo partito è assolutamente fondamentale.

Le ragioni del successo elettorale di Forza Italia sono molteplici. Volendole sintetizzare in un’espressione, si può dire che l’affermazione del partito di Berlusconi è dovuta in larga misura all’applicazione rigorosa di un approccio “manageriale” alla politica e alla conquista dei voti in particolare. Si tratta di una modalità di affrontare le competizioni elettorale assai comune in molti altri paesi, ma, fino alla nascita di Forza Italia, mai sperimentata in Italia, almeno su larga scala, e, anzi, all’inizio spesso ridicolizzata dai leader politici tradizionali.

Per quel che concerne la realtà milanese, ma vale per qualsiasi situazione locale, la presenza di Berlusconi all’interno del partito è determinante. Questo lo si nota in maniera chiara in ogni campagna elettorale di comune, provincia o regione: tutti i candidati di Forza Italia o della coalizione di centrodestra hanno assolutamente bisogno della figura massiccia del loro leader. Questo avviene anche per i partiti di centrosinistra, ma è indiscussa la forza di Berlusconi nel catalizzare molti voti verso di lui o comunque verso il candidato che lui appoggia. Questo rafforza ancora di più la tesi che Forza Italia (ma anche il Popolo della Libertà) sia un partito incentrato sul suo leader carismatico e che grazie a lui continua negli anni a conquistare molti voti. A Milano questo vale ancora di più, in quanto Forza Italia è nato proprio nel capoluogo lombardo. Certamente quindi l’impiego di tecniche di marketing politico sono determinanti, ma queste non avrebbero altrettanta efficacia se non ci fosse la garanzia dell’immagine di capacità e affidabilità di Silvio Berlusconi.

Luca Checola

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Umbria 2010: Energia viola per il centrosinistra

Look elettrico per Catiuscia Marini, ex europarlamentare ed ex sindaco di Todi, membro della segreteria nazionale del Pd e candidata per il centrosinistra alla Regione dopo aver vinto le primarie.

E’ il viola, il colore con cui sfida le altre due donne della competizione elettorale in Umbria: la donna forte del centro-destra umbro, Fiammetta Modena, e l’ex Pd e ora candidata Udc, Paola Binetti.

Colore inconsueto, piuttosto nuovo per una competizione elettorale. Oggi facilmente ricollegabile al popolo viola, il movimento di protesta contro Berlusconi che manifesta nelle piazze il proprio dissenso. Nonostante ciò, non vi è alcun  effetto di cannibalizzazione, anzi, in comune c’è l’energia della rivolta, “Energia nuova per l’Umbria”, così recita l’headline della campagna. Il viola è infatti il colore della volontà di essere diversi, della metamorfosi, della transizione, ma anche dell’energia, della forza legata alla vitalità del rosso e all’intimo accoglimento dell’azzurro. Anche l’acconciatura “elettrica” – ed è il particolare che colpisce di più guardando i manifesti – riflette il messaggio contenuto nel candidate concept.

Catiuscia è una donna forte, decisa, piena di risorse, ma le sue avversarie non sono da meno. Una differenza importante, però, sta nello stile più giovanile che la contraddistingue e nell’impronta più fresca della campagna rispetto al classico layout bianco/azzurro del Pdl o alla comunicazione un po’ spenta della capofila teodem.

Una campagna tesa ad una logica collettiva e collaborativa, sia nella costruzione del programma sia nei concetti che si ripetono più spesso (visione collettiva, energia, partecipazione, innovazione, valorizzazione). “Con te, con tutti”, è infatti il pay off della campagna di comunicazione.

Nel sito internet di Fiammetta Modena, stranamente, non c’è una sezione dedicata al programma, ma vi è solo l’invito a partecipare inviando le proprie proposte e “Gli errori da non ripetere”, ovvero segnalare gli errori compiuti dalla precedente amministrazione da non ripetere più.

Nella sua pagina web Catiuscia parla in prima persona: si presenta, propone, risponde. La Modena e la Binetti, invece, parlano in terza persona creando formalità e distacco.

I manifesti della Modena recitano “L’Umbria vuole cambiare”, ma la regione, da sempre rossa, consolida nei sondaggi il primato del Pd sul Pdl. Significativa la presenza ed il peso delle di liste di sinistra (Comunisti, Sinistra Ecologia e Libertà) che valgono il 10%.  Fondamentale per l’incremento dei consensi a sinistra anche la scomparsa delle liste di Sinistra Critica e Radicali, non ammesse per mancanza di firme. Il Pdl ha comunque un buon seguito,  sarà però interessante scoprire il risultato elettorale della Binetti.  

Marina Ripoli

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