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Il PD vince in Sardegna

Tempi duri per Cappellacci! Al di là delle previsioni, il Presidente della Regione Sardegna si trova costretto ad incassare la vittoria del Partito Democratico alle amministrative concluse nell’isola il 13 e 14 giugno 2010.

Il centrosinistra, infatti, ha portato a casa ben 4 sindaci (Nuoro, Iglesias, Porto Torres e Sestu) e 6 presidenti di Provincia (Cagliari, Nuoro, Ogliastra, Sassari, Carbonia-Iglesias e Medio Campidano), lasciandone solo 2 al centrodestra (Oristano e Olbia-Tempio).

Provinciali e Comunali in Sardegna: Eletti al II Turno

A breve distanza dalla sua elezione al posto di Soru, Cappellaci si troverà probabilmente a fare i conti con una verifica di giunta ed un rimpasto politico. Eppure solo un anno e mezzo fa, il Popolo delle Libertà avrebbe vinto in tutte le 8 province sarde. Forse qualcosa è accaduto e il vento è cambiato…

…Altro che vento, in Sardegna è passato un ciclone chiamato corruzione: l’affaire Bertolaso, le indagini sui lavori per il G8 della Maddalena, le accuse ad Anemone hanno fatto sì che il clima politico nella regione cambiasse sensibilmente …e i risultati elettorali lo dimostrano.

Anche se con un’affluenza bassissima e con vittorie in corner, c’è da sottolineare, infatti, che una vittoria del genere rappresenta un segnale di cambiamento rispetto ai risultati delle scorse regionali che hanno premiato il partito di maggioranza.

Il Partito Democratico si inorgoglisce, e fa bene. Ma è solo l’inizio per recuperare i consensi persi nella tornata elettorale di marzo. Gli elettori hanno scelto di dare la loro fiducia al PD, ma bisogna ripartire dalle urne deserte e recuperare i voti dispersi con progetti validi e una politica trasparente. Le sfide del centrosinistra – come detto poc’anzi – sono infatti quasi tutte vinte con pochi voti di distanza dagli schieramenti avversari.

Non dimentichiamo comunque la nota davvero positiva delle donne in politica. Valentina Sanna, Presidente regionale del Partito Democratico, saluta con soddisfazione le vittorie al femminile di queste elezioni amministrative[1].

Una nota negativa da segnalare per il partito di centrosinistra, invece, è la sconfitta a Porto Torres, che non si è consumata a vantaggio del PDL, bensì a favore di alcune liste civiche, più la Sinistra e Idv. Questo è un segnale da cogliere: il bisogno di una politica più vicina ai cittadini!

Marina Ripoli


[1] Alessandra Giudici, unica donna tra i candidati alla presidenza delle province, riconquista quella di Sassari al primo turno; Rita Murgioni è il consigliere più votato a Quartu; Rosanna Laconi e Romina Mura sono sindaci di Dolianova e Sadali. A Guspini, con Rossella Pinna, per la prima volta il sindaco è donna. È importante poi sottolineare l’elezione di Marinella Grosso al Consiglio provinciale di Carbonia Iglesias, Laura Cicilloni al Consiglio Comunale di Iglesias, Monica Spanedda al Consiglio comunale di Sassari, la capogruppo uscente Dolores Lai e la new entri proveniente dalla Cgil scuola Esmeralda Ughi, mentre in provincia viene confermata tra gli 8 eletti Alba Canu, capogruppo uscente dei Ds.

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La poesia della vittoria!

Vince l’epica e la narrazione di Vendola nel Laboratorio Puglia. Vittorioso alle primarie, il poeta di Terlizzi è riconfermato alla Regione. Un politico che viene osannato per la sua leadership carismatica, risorsa scarsa nell’attuale quadro politico, soprattutto di centrosinistra.

Negli ultimi decenni, a causa della de-ideologizzazione e del diverso rapporto dei partiti con i propri membri e con le istituzioni, le leadership di partito hanno distribuito benefici alla membership di tipo soprattutto selettivo e materiale (un ‘posto’, una promozione, un contratto, una agevolazione, una onorificenza e così via), riducendo la funzione dei benefici collettivi e simbolici. Come afferma Piero Ignazi, i partiti hanno vissuto «uno spostamento del baricentro […] da agenzia prioritariamente produttrice e distributrice di simboli e di obiettivi generali ad accaparratrice e distributrice di beni e benefici selettivi […] congruente con l’allentamento dell’identificazione ideale e simbolica dovuto alla secolarizzazione della politica»[1].

Nel caso Puglia, Palese (e quindi Fitto), la Poli Bortone e buona parte del centrosinistra pugliese, sono rappresentativi di un sistema di consenso basato sulla “distribuzione di beni e benefici selettivi”. È il motivo per cui prevale Vendola che, al contrario, rappresenta uno stile di leadership non solo volta all’amministrazione, ma anche alla gestione di miti, simboli ed immagini, che rende significativa e ragionevole la sua proposta politica agli occhi degli elettori.

La vittoria di Vendola è l’emblema di una spinta al cambiamento della fisiologia dei partiti politici, un funzionamento che oramai risponde a sindromi autodistruttive e a circoli viziosi di clientelismo.

La spinta è soprattutto giovane e si muove principalmente sul web (vd. Il Cantiere dell’Alternativa). L’obiettivo? Esportare il modello delle Fabbriche di Nichi, diffondere il “metodo”, far rivivere “la poesia della politica”.

Marina Ripoli

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[1] IGNAZI P., Il puzzle dei partiti: più forti e più aperti meno attraenti e meno legittimi, «Rivista italiana di scienza politica», Anno XXXIV, n.3, dicembre 2004, p. 335.

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In Calabria la sinistra si divide

Nrangheta, lavoro, ambiente. Sono queste le principali sfide che dovrà affrontare il nuovo governatore della Calabria. A contendersi la presidenza della regione sono Agazio Loiero presidente uscente e candidato del centrosinistra (Partito Democratico, Federazione della sinistra, Autonomia e diritti, Slega la Calabria, Alleanza per la Calabria, Partito Socialista – Sinistra con Vendola), Giuseppe Scopelliti,attualmente sindaco di Reggio Calabria e candidato per il centrodestra (Popolo della libertà, Unione di centro, Fiamma Tricolore, Scopelliti Presidente, Libertà e autonomia – Noi Sud, Insieme per la Calabria, Socialisti Uniti – Psi) e Filippo Callipo, l’imprenditore, con una storia lunga e orgogliosa, che si è rifiutato di pagare il pizzo alla ndrangheta e che si candida alla presidenza della regione con le liste di Italia dei Valori, Bonino-Pannella e Io resto in Calabria.

Mentre Loiero a Reggio si scaglia contro Scopelliti e ribadisce: ”Vinceremo noi”, bisogna sottolineare che se nel 2005 Loiero ha vinto con un plateale distacco sul suo avversario Sergio Abramo, quest’anno la sfida si presenta più difficile, non solo perché Scopelliti è sostenuto da un’ampia coalizione, ma anche perché il centrosinistra è diviso tra Callipo e Loiero.

Il governatore uscente, come affermano i sondaggi dei primi di febbraio – realizzati dalla Ced Ricerca e Sviluppo per il quotidiano edito da Finedit Srl (Gruppo Dodaro) – il centrosinistra avrebbe la certezza di scavalcare il centrodestra solo candidando Pippo Callipo, che convince anche una sensibile percentuale di indecisi o delusi della politica.

In ogni caso, Loiero e Scopelliti restano i candidati più accredidati, ma sarà interessante osservare il consenso registrato da un candidato come Callipo, simbolo della Calabria dell’Onestà e del Coraggio, della Concretezza e della Passione: caratteristiche che compongono il suo candidate concept e che sono comunicate con coerenza nella sua campagna elettorale.

 Marina Ripoli

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Cronache lucane: De Filippo, Pagliuca…e Magdi Allam

In Basilicata si ricandida il presidente uscente, Vito De Filippo, appoggiato da Partito Democratico, Unione di centro, Alleanza per l’Italia e Italia dei Valori. Nel 2005 De Filippo è stato il Governatore più votato del Paese con il 67% dei consensi. Oggi si presenta con il pay off “L’innovazione continua” e una serie di headline e claim caratterizzati da una funzione conativa molto spiccata: “VOI. La Basilicata. Il Futuro.” oppure “Sarete più forti”, “Sarete più felici”. Una campagna, quindi, che mette al centro il destinatario (il popolo lucano) e non nasconde la tendenza del messaggio ad avere degli effetti extralinguistici sull’utente, effetti cioè che non si limitano alla pura comprensione linguistica, ma rivestono una funzione persuasiva poiché si cerca di influire sul destinatario scaturendo una reazione: “Se mi votate, sarete felici”. Non vi è quindi una logica inclusiva, ma c’è un “IO” (il governatore uscente) e un “VOI” (i lucani), lo stato e il popolo. Un rapporto dialettico che rispecchia le politiche di welfare promosse dalla sinistra lucana, politiche ritenute dagli avversari politici più vicine a forme di assistenzialismo che a modelli evoluti di welfare society.

Nei manifesti del candidato di centrodestra (Popolo della libertà, Mia, Mpa, Basilicata per Pagliuca), Nicola Pagliuca, l’opposizione è forte. “Da 5 anni in Basilicata una famiglia su tre è povera”, “Coalizione inaffidabile, 4 giunte in 5 anni”, “In Basilicata il più alto tasso di emigrazione sanitarie”. Queste sono solo tre delle headline di accusa che la coalizione destrorsa muove al centrosinistra e lo fa ponendole su di un fondo rosso, scritte con un lettering chiaro ed incisivo. La parte visual del manifesto, invece, è tutta concentrata nel simbolico strappo (da destra verso sinistra) che dà su un cielo azzurro (tipicamente pidiellino) avvertendo che “È ora di scegliere PAGLIUCA presidente”.

Anche il materiale di propaganda di De Filippo mostra uno strappo (da sinistra verso destra) che da un fondo bianco fa emergere un sottofondo rosso con lo slogan della campagna. Sarà un caso?

Dal punto di vista del programma, entrambi i candidati mettono al primo posto il lavoro, come ovviamente fa il candidato del Partito comunista dei lavoratori, Florenzo Doino, che si pone come alternativa sia al centrodestra che al centrosinistra.

Un’altra candidatura né di destra né di sinistra è quella di Magdi Cristiano Allam, il deputato europeo (PPE), fondatore del Movimento “Io amo l’Italia” che si presenta con la Lista io amo la Lucania (che dà il nome anche alla campagna e al sito internet) e Io Sud. Una candidatura “Per il cambiamento”: così recitano i suoi manifesti. Il noto giornalista, che ha abbandonato la fede islamica e si è convertito al cristianesimo nel 2008, ha dichiarato di essersi candidato alla presidenza della Basilicata «perché per me la Lucania è la regione più bella e i lucani sono il popolo più genuino d’Italia». Una regione che Magdi ha quindi scelto come patria e che per questo vuole “salvare” dalla inadeguatezza della sua classe politica, tacciando la destra di connivenza con una dirigenza preoccupata esclusivamente del proprio tornaconto personale e criticando la sinistra per la sua amministrazione fallimentare. Magdi sceglie perciò la logica inclusiva del “Noi” e sceglie di aprire il suo sito con un “Vogliamoci Bene. Votiamo tutti insieme” e con la semplicità di un video elettorale fumettato per creare quel legame e quel radicamento che con questa terra in realtà non ha.

Lo scenario descritto fa prospettare un secondo mandato per De Filippo, dovuto soprattutto all’ampia coalizione che lo sostiene e che comprende anche l’Udc. Ciò non toglie che ci sarà probabilmente un buon risultato da parte del centrodestra, ma sarà più curioso conoscere il risultato di Magdi Cristiano Allam.

Marina Ripoli

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In Toscana la consulenza politica è realtà

Esplorando il sito web di Enrico Rossi (www.enricorossipresidente.it) e dando un’occhiata ai materiali di comunicazione della campagna elettorale si rimane colpiti dalla possibilità di consultare integralmente on-line la copy strategy della campagna. Una scelta innovativa e degna di nota, assolutamente in linea con il complesso delle azioni promosse sul web dal candidato alla presidenza della Regione Toscana per il centrosinistra. Di qui il nostro interesse a fare una chiacchierata con chi ha curato la campagna on-line di Enrico Rossi: Antonio Sofi, consulente politico, blogger, esperto di giornalismo e nuovi media, classe 1975.

Partiamo proprio dalla copy strategy. Com’è nata l’idea di metterla on-line?
Io girerei la domanda: perché non la mettono tutti on-line? Alla comunicazione politica farebbe un gran bene provare a uscire dai fumosi antri sacerdotali e diventare un gioco a carte scoperte. Una sfida trasparente, sulle idee e sulle strategie messe in atto per raccontare queste idee ai cittadini. E d’altronde diventerà sempre più inevitabile. Il campo da gioco in cui trova luogo la sfida politica è sempre più sotto gli occhi di tutti: anche grazie ai nuovi media. Le cortine fumogene non pagano più e rischiano di ritorcersi contro a chi le usa. Sbaglia chi crede che i cittadini non sappiano leggere azioni e comportamenti (anche comunicativi) degli attori politici. Il documento di copy strategy disponibile on-line è in sé una cosa piccola, ma anche un gesto voluto che racconta di una intenzione di condivisione e di apertura verso tutti gli interlocutori.

Veniamo ora al vostro “esperimento collaborativo di costruzione dell’agenda”: “La Toscana che voglio”. Com’è nata l’idea? Quali i feedback ricevuti ad oggi?
“La Toscana che voglio” è dichiaratamente un esperimento. Una vera e propria beta, nella logica vera delle cose di Internet. L’idea è sempre la stessa, ostinatamente riprodotta in tutte le salse: cercare di aprire, aprire, aprire. In questo caso la domanda era: qual è la Toscana che le persone vogliono? Apriamo più canali affinché lo possano dire, e affinché noi possiamo capirlo. E infatti lo abbiamo chiesto tramite il sito “La Toscana che voglio”, attraverso il profilo pubblico di Facebook che ha funzionato da “collettore” di contributi, grazie alle interviste video fatte da noi a personaggi noti oppure in giro per il territorio. I feedback sono stati molto confortanti e positivi: ci ha fatto piacere leggere di chi ha fatto un giro su “La Toscana che voglio” e vi ha trovato una boccata di aria fresca e di voce genuina. Era quello che volevamo.

Hai introdotto un tema importante: la comunicazione attraverso Facebook. Al momento, secondo il sito “Regionali su Facebook”, sviluppato da “SeoLab”, la percentuale di popolarità di Enrico Rossi sarebbe dell’84%. Un ottimo indice di popolarità, dunque, che senz’altro deriva dalla forte impronta “social” data alla campagna (le pagine Facebook ufficiali sono infatti ben 3 – Enrico Rossi Presidente, La Toscana Avanti Tutta, La Toscana che voglio – e tutte vanno nella direzione del marketing relazionale). Quanto sono utili i social network ai fini della conquista, ma anche e soprattutto del mantenimento, del consenso politico?
Non parlerei di marketing, non parlerei di conquista. Parlerei di partecipazione. Tutti gli strumenti on-line hanno cercato di attivare partecipazione, pur con tutti i limiti degli strumenti e della realizzazione – che è sempre perfettibile. E addirittura provocatoriamente non parlerei nemmeno di utilità in senso stretto. Direi che questi strumenti sono e saranno sempre più un elemento imprescindibile – e non solo di una campagna comunicativa ma dell’azione politica anche nei momenti di pace elettorale. Una campagna politica senza Internet è ormai, e sarà sempre più, come uscire di casa senza pantaloni. Il punto semmai è che spesso i social media vengono guidati con il freno a mano tirato e non riescono a decollare. Bisogna avere più coraggio, e capire che non basta avere un profilo su Facebook per saper gestire in modo integrato una campagna elettorale online.

Una domanda provocatoria: la Toscana è notoriamente una regione “rossa”, nella quale la vittoria del centrosinistra è altamente probabile. Vale la pena fare una forte comunicazione politica? Se sì, in che modo e con quali scopi? Quali sono i target della vostra comunicazione?
Beh, la verità è che gli unici risultati elettorali sicuri sono quelli confermati il giorno dopo le elezioni. E la comunicazione politica non può e non deve essere uno strumento legato univocamente alla vittoria, o alla sovversione del pronostico di partenza. Vale sempre la pena fare una forte comunicazione politica – se non si riduce l’idea di comunicazione a quella di mera propaganda. E poi c’è un discorso di “aspettative”, on-line ma non solo: ci si aspetta che, all’interno di un momento elettorale, ci si racconti, ci si confronti anche in modo aspro, si ascoltino gli altri, si apra uno spazio di dibattito e di attenzione su temi, persone, politiche.

“Io penso che il pubblicitario d’assalto che confeziona lo spot o il manifesto efficace serva, ma venga dopo – e non possa sostituire – un lavoro sui contenuti. E per fare questo il consulente deve essere a sua volta un ‘politico’, cioè deve avere una storia di passione e partecipazione politica. E’ questa la differenza tra noi e i pubblicitari, per i quali il politico è solo un prodotto da vendere (legittimamente, dal loro punto di vista)”. Quanto ti ritrovi in questa affermazione?
Mi sembra che colga un punto. Anzi il punto centrale. Le idee non sono equivalenti (anche comunicativamente) alle specifiche di un prodotto.

Qual è, infine, il tuo giudizio sull’attuale stato della professione del consulente politico in Italia?
C’è molto da fare. Per uscire da una “zona grigia” in cui prosperano professionisti che vendono gli assi nella manica e le soluzioni facili e a buon mercato. C’è molto da fare per raccontare la complessità di un lavoro che non può essere fatto nelle ultime settimane, con il treno in corsa, o con la bacchetta magica. Prima c’è la persona, le sue idee, la sua storia, i suoi contenuti: la comunicazione spesso non deve fare altro che mettere in fila queste cose e comporre una orchestra di strumenti che suoni al meglio la melodia che il candidato fischietta tra sé.

(Intervista a cura di Valentina Di Leo)

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Due “ex” per la bella Liguria

In Liguria la sfida corre sul filo di lana tra il governatore uscente, Claudio Burlando, e l’ex-presidente della Regione dal 2000 al 2005, Sandro Biasotti. Praticamente due ex allo scontro che si contendono la bella Liguria. Da una parte “La Liguria di tutti” per Pd, Federazione di Sinistra, Idv e Udc; e dall’altra il nuovo progetto di governo “Per la Liguria” di Biasotti per Pdl, Lega, Dc, Pli e Nuovo Psi.

Già nel 2005 la sfida si presentava difficile. Alle scorse regionali vince il centrosinistra solo per 6 punti percentuali e oggi i sondaggi prediligono ancora Burlando, ma solo per un vantaggio risicato che va dal 3 al 2%. Sfida tesissima, dunque, che vede Biasotti impegnato a recuperare terreno cercando di convincere gli indecisi, ma anche i potenziali elettori di Burlando. Mentre infatti quest’ultimo punta su una campagna di comunicazione corale, basata su testimonial e sulla descrizione di una Liguria migliorata grazie alla sua amministrazione (vd. l’articolo Il Burlando di tutti); Biasotti scieglie la semplicità e il tradizionale bianco/azzuro per l’impatto grafico del suo materiale di propaganda, ma predilige strumenti di rottura per criticare il governo di centrosinistra.

Aprendo il sito del candidato di centrodestra la prima cosa che attira l’attenzione è la fascia di moduli video in alto di colore rosso. Si tratta di una serie di video che riprendono la campagna dell’avversario e la smontano a colpi di testimonial delusi e pronti a votare l’alternativa. Biasotti, quindi, marca stretto Burlando, e per ogni slogan, ogni testimonial risponde: “La Liguria non è di tutti”.

Ma non finisce qui, oltre alla sua web tv, s’inventa Mugugno Tv . Uno spazio tutto viola e verde elettrico dove i cittadini delle principali province della Liguria possono intervenire sui temi del programma (lavoro, famiglia, sanità e turismo). Il centrodestra sembra fare molta attenzione nel non focalizzarsi solo sul comune capoluogo. Storicamente, infatti, Genova rappresenta il serbatoio dei voti del centrosinistra.

Burlando dal canto suo, propone una comunicazione forte, anche se troppo buonista, che colpisce molto l’emotività degli elettori. Buona la cura dei particolari sia per ciò che concerne copy e visual della campagna, sia per la cura vera e propria del sito. Più trascurato il sito web di Biasotti, ma il candidato di centro destra vuole differenziarsi, dando un’immagine più dura, tesa all’opposizione forte e all’attenzione ai problemi non ancora risolti.

Scontro difficile in Liguria…

 Marina Ripoli

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Il Burlando di tutti

Questo è proprio l’anno dei testimonial… come il PD nazionale, come Formigoni… anche Claudio Burlando in Liguria coinvolge i suoi concittadini. Candidato uscente per il centrosinistra, già nel 2005 aveva adottato questa strategia. Alle scorse regionali era immerso in un mercato e prometteva aiuti a consumatori e commercianti. Insieme agli operai in un’industria ligure si schierava in difesa delle imprese e del lavoro stabile e sicuro. Davanti ad un ospedale, campeggiava uno slogan “Medici con Claudio Burlando” in nome dell’assistenza e dell’efficienza nelle strutture sanitarie.

“Ora” il presidente ligure vuole dimostrare che ha mantenuto le promesse e che vuole continuare a farlo. Come un’anafora si ripetono le “testimonianze” dei cittadini sui manifesti e sui bunner del sito web. Dopo cinque anni aumenta il livello di dettaglio, aumenta la personalizzazione dei messaggi e la ricercatrice, il giovane disoccupato, l’anziano, la giovane donna, la bambina… hanno un nome e sono loro i protagonisti. Burlando scompare dai manifesti, ma restano le dichiarazioni che testimoniano quanto ha fatto in questi cinque anni.

“Ora Alice ha un aiuto per comprare casa”
“Ora Clara sa che la sua scuola non verrà chiusa”
“Ora Luca sa che c’è chi si occupa del suo lavoro”
“Ora Luigi sa che c’è qualcuno che si occupa dei pendolari”
“Ora Mario può essere assistito a casa sua”
“Ora Paola sa che può fare ricerca in Liguria”

Sul sito web le testimonianze diventano storie, le storie di Mario, Paola, Luigi…ma soprattutto i racconti delle battaglie di Burlando, scritte in stampatello, come se le avesse scritte la piccola Clara… Le foto attaccate con lo scotch adesivo, come in un album di fotografie un po’ artigianale. Ritratti realistici perché immersi nel loro contesto di riferimento (la fabbrica, la stazione, etc.).

Tante storie, tanti manifesti, un bel lavoro di differenziazione sui target, ma a chiudere il tutto un messaggio inclusivo: “La Liguria di tutti”, lo slogan del 2005, che oggi diventa payoff, formula di continuità e di riconoscimento di tutta la campagna

È evidente la volontà del candidato di apparire molto vicino ai suoi elettori. Sul suo sito alla seconda voce del menù non c’è la sezione “biografia”, ma c’è “Claudio”. Burlando (o il suo staff) è molto interattivo, scrive su facebook, su twitter, riempie di contenuti il suo sito, ha un canale broadcast su youtube…

Di certo il buonismo imperversa, il candidate concept propone l’uomo della porta accanto, la main promise poi… un mondo incantato (la Liguria) fatto di collaborazione e soluzioni… ma al di là della reale efficacia del governo degli ultimi 5 anni, questa campagna è vincente perché esprime coerenza e credibilità.

Marina Ripoli

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